In qualunque progetto di spazi, abitativi o anche per attività lavorative o commerciali, la luce è l’elemento basilare. Si potrebbe anzi affermare che, se la luce naturale è il primo 50% di un progetto, non da meno l’altro 50% sarà costituito dalla luce artificiale.
Dando quindi per acquisito un attento lavoro di progettazione “a monte” per far sì che qualunque spazio possa beneficiare del giusto apporto di luce naturale, dedichiamo la nostra attenzione alle scelte correlate all’illuminazione artificiale.
Non deve stupire una considerazione di partenza sull’importanza dell’argomento: la scelta del tipo di luce è da sola in grado d’influenzare più di qualunque altro elemento d’arredo l’effetto d’insieme di un ambiente. In altre parole il progettista potrebbe (anzi: dovrebbe!) avere già in mente un’idea per uno spazio, che corrisponda a un preciso campo luminoso, ovvero a un determinato coefficiente di luce, insieme a una particolare connotazione cromatica, oltre che materica.
Basta ricordare l’importanza sempre più riconosciuta ai light designer, professionisti che, grazie alla sorprendente evoluzione tecnologica, qualitativa e quantitativa dei vari sistemi d’illuminazione, possono cambiare completamente la percezione di qualunque spazio interno o esterno (si pensi ad esempio alle sempre più frequenti sperimentazioni di veri e propri show luminosi in presenza di luoghi d’interesse culturale e turistico, come nel caso – solo per citare alcuni dei più eclatanti – dell’illuminazione speciale notturna del Foro romano, del Colosseo o degli Scavi di Pompei, a cui milioni di visitatori possono assistere ogni anno).
Anche in un ambiente più intimo quale quello domestico è ugualmente possibile pensare alla luce come a un’indispensabile fonte d’emozione, oltre che d’ispirazione e di sorprendente suggestione. Ben inteso: lì dove il progetto includesse l’utilizzo di particolari materiali, rivestimenti o superfici, la luce sarà anche il principale “interlocutore” di questi altri protagonisti dell’arredo.
Pensiamo ad esempio a quanto la luce possa entrare in speciale relazione con specchi e ancor più con pareti in vetro specchio e quanto importante possa diventare la complicità tra i due elementi. E, ancor prima, non bisogna dimenticare che la luce entra in relazione con i volti stessi delle persone!
L’illuminazione di un ambiente è come una tavolozza pittorica che può dipingere più scenari, così come piccoli dettagli o spazi più ampi: avremo quindi una luce di cortesia, una luce decorativa, una luce puntuale e una luce diffusa.
Quest’ultima ad esempio è l’ideale per decorare l’architettura di un soffitto o esaltarne le forme. La luce puntuale valorizza invece i materiali utilizzati nel rivestimento delle pareti, così come gli specifici arredi. La luce decorativa, non limitandosi alle cosiddette funzioni di “luce tecnica”, è di per sé un elemento di arredo in grado di connotare uno spazio, se non proprio vestirlo, anche semplicemente attraverso la propria stessa presenza.
Al riguardo, la tendenza in atto, dopo almeno un decennio in cui le fonti luminose sono state persino tenute ben nascoste, è quella che vede un diffuso ritorno al piacere di disporre di un corpo illuminante al centro della scena. Si può cioè tranquillamente parlare di ritorno al decorativismo delle componenti d’illuminotecnica: lampadari, punti luce, lampade e applique, così come altri oggetti che erano a un certo punto diventati quasi démodé, sono ora prepotentemente alla ribalta. Per non parlare di un fenomeno parallelo, collegato al boom del riciclo e del riutilizzo creativo, che ha visto trasformare in lampade ogni tipo di oggetti inizialmente nati per ben altri usi.
L’interior designer dovrà ovviamente saper dosare queste variegate componenti, facendo attenzione a far convivere le diverse fonti luminose, generando se possibile una sorprendente e, perché no, persino creativa armonia.
Luce vuol dire anche calcolo, rispetto alla complessiva componente illuminotecnica. Sebbene l’entrata in scena della tecnologia a led (abbreviazione di “light emission display”) abbia notevolmente ridotto i consumi e di conseguenza i costi energetici collegati all’illuminazione, il moltiplicarsi delle varietà di luce e di potenza disponibile, impone opportune valutazioni per calibrare al meglio l’apporto luminoso in ciascun ambiente.
Prima di tutto è importante conoscere la potenza di una fonte luminosa, quindi il colore o la tonalità (luce calda o fredda), quindi il fascio di luce, con le rispettive unità di misura. Con i gradi Kelvin si definisce la temperatura di colore, dai circa 2.000 ad esempio di un fuoco da caminetto agli 8.000 di un cielo perfettamente azzurro.
Con i gradi geometrici (da 10° a 120°) si può misurare l’apertura del fascio luminoso, che varia in funzione del prodotto illuminante utilizzato (tipologia di lampada). A un angolo di emissione acuto (es. 10°) corrisponde un fascio luminoso concentrato su un punto ben preciso (es. un’opera d’arte), con una luce più intensa rispetto a soluzioni dall’apertura più ampia. Al contrario le fonti luminose con angolo un po’ più aperto (es. tra 24° e 40°) si utilizzano per produrre una luce diffusa (negozi, ristoranti e ambienti domestici), mentre via via, ampliando il fascio luminoso tra i 60 e i 120°, si ha un’illuminazione generale di spazi sempre più ampi (uffici o ingressi di edifici importanti).
Infine è importante chiarire che, rispetto alla quantità totale di luce emessa da una lampada (lumen), se in passato il numero di watt (unità di misura del consumo energetico) cresceva di pari passo con l’aumento della potenza di una luce, con le attuali luci a led, sempre più efficienti a livello energetico, con un consumo di 20 watt al massimo possiamo arrivare a 2.000 lumen (che con le ormai obsolete lampadine a incandescenza avrebbero invece consumato fino a 250 watt!!).
L’abbinamento e l’equilibrio di questi tre elementi è fondamentale per gestire la luce in funzione della scena che si vuole creare, oltre che per distinguere tipologie di ambienti completamente diverse fra loro (es. la luce fredda ben si adatta al banco frigo nella grande distribuzione o per il banco vendita di un esercizio alimentare, mentre al contrario la luce calda modificherebbe troppo i colori del cibo, ecc. ecc..).
Da ormai molti anni, volendo indicare un’azienda d’eccellenza, riferimento assoluto per architetti e interior designer, oltre che campione dell’Italian Style nel mondo, protagonista indiscussa nel design e in grandi opere come in musei, così come nell’illuminazione d’interni ed esterni a uso provato, Viabizzuno è la realtà con le cui soluzioni di luce tecnica ci si rapporta per qualunque tipologia di progetto, avendo una gamma di prodotti davvero vasta e completa per ogni possibile esigenza.
Anche sul versante dei sistemi d’illuminazione a led Viabizzuno è una delle prime realtà ad aver attuato una continua ricerca sul miglioramento degli standard di questa tecnologia.
Condividendo a pieno proprio uno dei cardini della filosofia di questa azienda, si può affermare che “in principio bisogna progettare la luce”, quindi il corpo illuminotecnico sarà la diretta conseguenza delle specifiche possibilità d’uso e di collocazione, al perfetto servizio e ad esaltazione finale di ogni progetto.
Ci piace chiudere questo articolo proprio con quanto affermato nella vision Viabizzuno che sottoscriviamo a pieno:
“il futuro è nella ricerca della luce giusta, a prescindere dalla sorgente luminosa. il futuro è fare cultura della luce.”
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